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Cesare Pietroiusti

author
Cesare Pietroiusti, Roma, 1956
artist

contribution
Angelo Mai, 2006

video, audio, color, 5’.32’’

received 02.02.11

notes
As child his bedroom borders with the flat of the maternal grandparents and all the evenings, before to sleep, the grandmother gave him the goodnight knocking some strokes on the wall that divided them. One day (that could be on 1963) he convinced Gianni, his contemporary, to do with the screwdriver a hole in that wall, on order to arrive on the other side. Hidden under the bed, which was on the wall, worked for some days and made that hole (and a respectable damage on the wall) before to be unmasked. For some interpreters all his carrier as artist is nothing else than a reply to the frustration of that hole which didn’t arrive on the other side and for which arrived a mason to plaster over and re-establish.

It seems that since that time he replies, alone or with the others, the experience of that hole on the wall. On 1989, for instance, during the visit at the spaces beside a gallery of Florence (which would open his exhibition), ended up in the offices of the Grande Oriente d’Italia (Great Orient of Italy) in Tuscany; on 1991, in Rome, in the house of an optics who continued to iron, prepare the dinner, watch the television, read the newspaper, etc. and that didn’t dedicate any attention to the people that entered and got out from her house. On 2006 was invited to do a performance in the underground of the Angelo Mai the night of the ultimatum of the Rome City Council to the occupants. His idea was to create a new way of exit for those who were obliged to go away. The result was again a hole on the wall of the last tunnel and, again, a respectable damage, this time in the toilet of the door porter of the nearby building.


Da bambino la sua camera da letto confinava con l’appartamento dei nonni materni e tutte le sere, prima di dormire, la nonna gli dava la buonanotte bussando alcuni colpi sul muro che li divideva. Un giorno (poteva essere il 1963) convinse Gianni, un coetaneo, a praticare con il cacciavite un’apertura in quel muro, per arrivare dall’altra parte. Nascosti sotto il letto, che era appoggiato alla parete, lavorarono per alcuni giorni e fecero un bel buco (e un discreto danno nel muro) prima di essere scoperti. Secondo alcuni interpreti tutta la sua carriera di artista è null’altro che una risposta alla frustrazione di quel buco che non arrivò dall’altra parte e per il quale arrivò invece un muratore a stuccare e ripristinare. Sembra che da allora egli ripeta, da solo o con altri, l’esperienza di quel buco nel muro. Nel 1989, ad esempio, nel visitare gli spazi adiacenti ad una galleria di Firenze (dove ci sarebbe stata una sua mostra), finì negli uffici toscani del Grande Oriente d’Italia.; nel 1990, a Parigi, nella casa di Rossana Rossanda, ma anche nelle cantine di un colonnello in pensione che lo stava per prendere a fucilate; nel 1991, a Roma, nella casa di un’ottica che continuò a stirare, preparare la cena, guardare la televisione, leggere il giornale ecc. non degnando neanche di uno sguardo il pubblico dell’inaugurazione che entrava e usciva da casa sua. Nel 2006 fu invitato a fare una performance nei sotterranei dell’Angelo Mai la notte dell’ultimatum del Comune di Roma agli occupanti. La sua idea era di creare una nuova via di uscita per quelli a cui era stato intimato di andar via. Il risultato fu ancora un buco sul muro dell’ultimo tunnel e, di nuovo, un discreto danno, stavolta nel gabinetto del portiere dell’edificio accanto.

 

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